I partecipanti effettueranno una visita guidata e, in un secondo tempo, potranno porre domande e confrontarsi con l’ideatore e organizzatore della mostra.
I cosiddetti “metodi per immagine” furono sviluppati a partire dagli anni ’20 del secolo scorso con la Cristallizzazione sensibile, procedimento messo a punto da Ehrenfried Pfeiffer in seguito a precise indicazioni di Rudolf Steiner. A questa si aggiunse poi la Dinamolisi capillare di Lili Kolisko, giovane scienziata esortata da Rudolf Steiner a sviluppare una scienza chimica ad orientamento scientifico-spirituale. Una variante di quest’ultima, la Cromatografia circolare fu elaborata successivamente ancora da Ehrenfried Pfeiffer. Ultimo ad entrare nel novero di questi procedimenti “classici” è il cosiddetto Metodo Tropfbild (immagine-goccia), ideato e sviluppato da Theodor Schwenk tra gli anni ’50 e’60.
Questi metodi con le loro differenti procedure, condividono il medesimo scopo di portare a manifestazione sensibile, alla “vista“, la bontà e la vitalità di “campioni” estratti da piante, da organi, da alimenti, ma anche da terreni e da acque.
Vediamo comparire forme e colori che stupiscono l’osservatore per la loro bellezza, armonia, regolarità e pregnanza simbolica, un “mondo” di immagini che possono essere messe a confronto, che “parlano” delle qualità delle sostanze.
L’esposizione vuole offrire un percorso all’interno di questo “mondo“, illustrando brevemente i “metodi” ma soprattutto accompagnando all’osservazione e alla “lettura” delle immagini che grazie a questi vengono realizzate.
Un percorso che si rivolge a medici, odontoiatri, veterinari e farmacisti interessati a sperimentare di persona come l’osservazione e il pensiero possano raggiungere un livello in cui l’esperienza scientifica e quella artistica paiono congiungersi.
Un invito, dunque, ad orientarsi in una dimensione in cui vengono sollecitate non solo le nostre consuete attività “discorsive” e “analitiche“. L’auspicio è infatti che anche altre facoltà che giacciono più latenti nella nostra coscienza, e che possiamo chiamare “immaginative” e “sintetiche“, vengano evocate dal meraviglioso linguaggio simbolico delle “forme della qualità“.
Emilio Ferrario